Sicurezza, fondi esauriti a rischio la prevenzione

Coordinamento Sicurezza del porto di Genova, 8 membri che operano 24 ore su 24, ancora in attesa di un mezzo per spostarsi sulle banchine, rischia di chiudere per mancanza di fondi. La struttura nata proprio un anno fa dopo un’altra tragedia sui moli

La tragedia del marittimo russo morto nel porto di Genova è avvenuta il giorno in cui i sindacati unitari e il Coordinamento Sicurezza del porto di Genova, composto da otto lavoratori che si dedicano a tempo pieno alla verifica del lavoro sulle banchine, lanciano l’ allarme sul futuro dello stesso Coordinamento: «a fine marzo non ci saranno più i fondi per tenere in vita l’organismo».

La conferenza stampa, promossa per denunciare la situazione e chiedere un immediato intervento delle autorità, a cominciare dalla prefettura, a cui si propone di convocare d’urgenza un tavolo per risolvere il problema, era stata convocata da giorni. è diventata di tragica attualità in quanto la notizia dell’incidente mortale al marittimo russo è rimbalzata proprio mentre i rappresentanti della sicurezza stavano illustrando la loro denuncia sulla messa a rischio del gruppo di lavoro. Organismo nato circa un ano fa dopo la morte di un altro lavoratore portuale e che per tragica ironia del destino rischia di non potere più svolgere la propria attività proprio nel giorno in cui un altro lavoratore perde la vita.

Nato lo scorso anno dopo la morte di un portuale, il Coordinamento, sostenuto da enti pubblici, imprese private e sindacati, doveva ricevere fondi da una accisa sulle tasse portuali, ma nelle ultime settimane si è scoperto che la legge consente di finanziare solo la `security´ (terrorismo) e non la `safety´ (sicurezza sul lavoro). L’Autorità Portuale è riuscita a garantire fondi propri ma solo fino a marzo. «Il lavoro portuale è ad alto rischio - denunciano i sindacati - e invece di aumentare la prevenzione si riducono gli interventi come nel caso del Coordinamento».

SICUREZZA A RISCHIO SUI MOLI

«Purtroppo - hanno spiegato Marco Odone (Uilt), Enrico Ascheri (Filt) e Ettore Torzetti (Fit) - abbiamo avuto ancora una tragica dimostrazione di come il lavoro portuale sia ad alto rischio, di come sia necessario sensibilizzare chi opera sulle banchine e sulle navi, dell’importanza di sviluppare nuovi interventi per prevenire gli incidenti».

MANCANO 400.999 EURO

Secondo una stima approssimativa dei sindacati, il budget necessario per fare funzionare il Coordinamento, che ha sede in una palazzina a Ponte Parodi, si aggira tra 250-400 mila euro l’anno, e comprende la retribuzione degli otto responsabili della sicurezza, l’uso di un’auto («che però non è ancora stata assegnata»), le spese per il funzionamento dell’ufficio. «A fine mese - ha spiegato Enrico Ascheri - se qualcuno degli enti che hanno firmato il protocollo per la sicurezza non interviene la struttura chiude. A quel punto si dovrà applicare la legge e garantire solo il mantenimento in servizio di cinque responabili della sicurezza, impegnati 350 ore ciascuno, cioè un giorno alla settimana». Gli otto addetti oggi in servizio, appositamente formati, garantiscono invece, evidenziano i sindacati unitari, il tempo pieno 24 ore su 24.

«I responsabili intervengono in tutto il porto - spiega Ettore Torzetti - vanno, dietro preavviso, nei terminal in cui non sono presenti addetti aziendali, si rapportano con i responsabili della sicurezza dove presenti, si muovono in accordo con il funzionario dell’Autorità Portuale e in supporto anche della Asl. La loro esperienza si sta rivelando troppo importante, non può essere fermata».


fonte il secoloxix

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