Rischio stress lavoro correlato


Il D. Lgs. 9 aprile 2008, n. 81 ribadisce con ancor più forza l’obbligo della valutazione di tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, con la conseguente elaborazione del documento previsto dall’articolo 28 comma 1.

La valutazione riguarderà tutti i rischi ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato. Ultima proroga legislativa riguardante tale valutazione :16 Maggio 2009!

Consorzio Infotel propone “Rischio Stress da lavoro correlato” come valido strumento software per Datori di lavoro e/o RSPP, al fine di effettuare una corretta valutazione del livello di rischio aziendale. Il metodo utilizzato per la valutazione del rischio rispetta le indicazioni contenute nell’ Accordo europeo dell’ 8 ottobre 2004 e quelle previste nel Documento sullo Stress da L.C. redatto dall’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul lavoro.

La valutazione del rischio stress l.c. viene eseguita mediante una procedura guidata, che combina le risultanze dell’esame di parametri oggettivi del contesto lavorativo, con le valutazioni raccolte dai lavoratori mediante un specifici questionari “QVP-SLC” di valutazione psicologica della relazione lavorativa.
Il software dispone di tutti gli strumenti per raccogliere ed elaborare i dati necessari alla valutazione con riferimento a ciascun ambito aziendale o mansione.

Caratteristiche Principali


- A corredo del software i Questionari di valutazione psicologica della relazione lavorativa “QVP-SLC” da far compilare ai singoli dipendenti;
- Check-list di controllo dello stato delle condizioni di lavoro e dei fattori ambientali “CRA” da compilare a cura del RSPP;
- Generazione automatica di una scala di rischio a sei livelli;
- Calcolo indici Ic (livello di rischio), Ii (distribuzione del livello di rischio), Ic (livello di rischio valutato in riferimento allo stato delle condizioni di lavoro e dei fattori ambientali )
- Stampa del documento di valutazione del Rischio stress da lavoro correlato
- Scadenzario delle verifiche: per ogni valutazione vengono visualizzate i tempi di ripetizione della valutazione in riferimento al livello di rischio calcolato;
- Riepilogo delle valutazioni: per tutti i lavori in archivio vengono riassunte e visualizzate in un'unica finestra i risultati delle valutazioni;
- Estrapolazione per mansione delle valutazioni effettuate;
- Integrato con Lavoro System e/o Sicurnet Lavoro


Rischio Stress l.c. , nasce dall’ accordo di collaborazione tra Consorzio Infotel e lo Studio Frasca di Piergiorgio Frasca (Coordinatore Comitato AIAS Formazione) che opera da diversi anni nel settore della psicologia del lavoro applicata alla sicurezza.

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Commenti

INFOTEL ha detto…
Le fasi della valutazione del rischio stress da lavoro correlato:


FASE 1: Condivisione dell'indagine sulla valutazione dello stress


È necessario che il datore di lavoro, il responsabile del servizio di protezione, il medico competente e il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza condividano il motivo, il metodo e le finalità dell'indagine


FASE 2: rilevazione dello stress


In questa fase si raccolgono informazioni necessarie a fare la fotografia della percezione dello stress da parte dei lavoratori.

Gli strumenti per la rilevazione sono:

√ questionari da sottoporre ai lavoratori
√ checklist
√ colloqui individuali

FASE 3: interpretazione dei risultati della rilevazione


Chi ha svolto l'indagine redige una relazione in cui descrive i risultati del lavoro, evidenziando i fattori percepiti come fonte di stress.


FASE 4: piano di azione


Il piano di azioni correttive e/o preventive rappresenta il punto cruciale della valutazione dei rischi (così come specificato all'articolo 28 del Dlgs 81).

Infatti, alla lettera d) del comma 2 dell'articolo 28 è riportato:

"d) l'individuazione delle procedure per l'attuazione delle misure da realizzare, nonché dei ruoli dell'organizzazione aziendale che vi debbono provvedere, a cui devono essere assegnati unicamente soggetti in possesso di adeguate competenze e poteri;"

Inoltre, uno dei presupposti del d lgs 81/08 è il miglioramento continuo.

Anche nella valutazione del rischio stress da lavoro correlato vale la medesima considerazione di miglioramento continuo come per tutti gli altri rischi aziendali:

sostenere un miglioramento continuo comporta l'impegno per affrontare il rischio stress da lavoro non come una attività di valutazione‘una tantum', ma, al contrario, deve essere inserito nella pratica lavorativa quotidiana";

solo così si può promuovere un "ciclo continuo di miglioramento" così come richiesto dal dlgs 81 e si può realizzare un ambiente di lavoro migliore anche sul piano psicosociale.
INFOTEL ha detto…
Passando in rassegna le pubblicazioni in materia di stress, si è giunti alla conclusione che esistono essenzialmente tre approcci differenti per la definizione e lo studio dello stress, che, però, si sovrappongono. Il primo concepisce lo stress sul lavoro come una caratteristica avversa oppure dannosa dell’ambiente di lavoro e, negli studi collegati, considera lo stress come una variabile indipendente: la causa ambientale di cattive condizioni di salute. Questo primo approccio è stato definito “tecnico”. Il secondo, al contrario, concepisce lo stress in termini di effetti fisiologici comuni di un ampia gamma di stimoli avversi o dannosi e lo considera come una variabile dipendente, vale a dire come una specifica reazione fisiologica ad un ambiente intimidatorio oppure dannoso. Questo secondo tipo viene definito “approccio fisiologico”. Il terzo concepisce lo stress sul lavoro sulla base di una interazione dinamica tra la persona e l’ambiente di lavoro in cui opera. Questo terzo tipo è stato denominato “approccio psicologico”.


Nei confronti delle prime due impostazioni sono state sollevate due critiche, una di tipo empirico ed una di tipo concettuale. La prima si riferisce al fatto che sia il modello tecnico che quello fisiologico non spiegano in maniera adeguata i dati esistenti. Ad esempio, nell’ambito del processo globale di stress, questi due modelli ignorano la mediazione di forti fattori cognitivi, nonché situazionali (contesto). La seconda critica si riferisce al fatto che tali modelli di stress (quello tecnico e quello fisiologico) sono concettualmente datati, perchè si situano all’interno di un modello stimolo-reazione relativamente semplice e tengono in scarsa considerazione le differenze individuali di natura psicologica e i processi percettivi e cognitivi.
Pertanto, in questi due approcci la persona viene considerata come il veicolo passivo utilizzato per tradurre le caratteristiche del-lo stimolo dell’ambiente in parametri di reazione di natura fisiologica e psicologica.

Queste impostazioni tengono conto solo in misura ridotta delle interazioni tra la persona e i diversi ambienti che costituiscono una parte fondamentale delle impostazioni basate sui sistemi nel campo della biologia, della scienza comportamentale e della psicologia. Il terzo approccio per la definizione e lo studio dello stress presta invece una particolare attenzione ai fattori ambientali e, in particolare, ai contesti organizzativi e psicosociali dello stress correlato al lavoro. Lo stress viene indotto dall’esistenza di interazioni problematiche tra la persona e l’ambiente, oppure viene misurato in termini di processi cognitivi e reazioni emotive che so-no alla base di tali interazioni. Questo tipo di impostazione viene definita ‘psicologica’.

Entro certi limiti, lo sviluppo di modelli psicologici ha rappresentato un tentativo per superare le critiche rivolte alle impostazioni precedenti. Attualmente, esiste un consenso crescente nei confronti di questo tipo di approccio per la definizione dello stress. Le impostazioni psicologiche, infatti, sono in linea con la definizione dell’Organizzazione
INFOTEL ha detto…
Non è facile determinare l’entità dei problemi di salute correlati allo stress sul lavoro. Inmolti paesi vengono raccolti abitualmente dati sul pensionamento per cattiva salute,sui giorni di lavoro persi per malattia, sugliinfortuni, l’invalidità, ecc.

Tuttavia, questi dati non sono così precisi e affidabili per descrivere, ad esempio, le tendenze dovute aicambiamenti dei metodi di rilevazione utilizzati. Per questo motivo, i dati possono essere utilizzati solo come base per “ipotesi plausibili” in ordine alla portata o al costodello stress sul lavoro. Risulta ancora più difficile ottenere dei dati unificati, affidabili evalidi nell’ambito dei 15 Stati membri dell’Unione europea. Come indicato in una relazione della Fondazione europea del 1997sul “Contesto lavorativo europeo in cifre”(Titolo originale: European Working Environment in Figures), “malgrado l’esistenzadi un certo numero di fonti informative, almomento, a livello europeo, sono disponibili solo pochi dati quantitativi comparabiliin materia di salute e sicurezza sul lavoro”(Fondazione europea, 1997).

Le “Condizioni di Lavoro nell’Unione Europea” della Fondazione europea del 1996 hanno evidenziato che il 57% dei lavoratori intervistati riteneva che il lavoro svolto influisse sulla propria salute. I problemi di salute connessi al lavoro, cui si fa riferimento conmaggiore frequenza, sono i disturbi muscoloscheletrici (30%) e lo stress (28%). Il 23%degli intervistati ha affermato di essersi assentato dal lavoro per motivi di salute da collegarsi al lavoro nel corso dei 12 mesi precedenti all’indagine.

Il numero medio di giorni di assenza per lavoratore è stato di 4 giorniall’anno, per un totale di circa 600 milioni digiorni di lavoro persi ogni anno in ambito UE. Sebbene sia evidente la necessità di meccanismi di raccolta dati più rigorosi, risulta chiaro che uno stato di malattia correlato allo stress rappresenta uno dei principali motivi di preoccupazione, per l’impatto cheha sulla vita dei singoli individui e sulla produttività delle organizzazioni e dei paesi. Le ricerche cui si fa riferimento evidenziano che, pur nell’ambitodi una prospettiva di vita, lo stress correlato al lavoro costituisce un problema rilevante e rappresenta una delle sfide principali per la salute sul lavoro in ambito europeo.
INFOTEL ha detto…
Il coping è un elemento importante nel processo globale relativo allo stress. Tuttavia risulta essere ancora il meno compreso, nonostante i numerosi anni di attività di ricerca condotti fino ad oggi. Il coping è caratterizzato da tre elementi principali. In primo luogo si tratta di un processo: è ciò chela persona effettivamente pensa e fa inun’esperienza stressante. Secondo, dipende dal contesto: il coping viene influenzato dauna determinata esperienza o valutazione che lo innesca e dalle risorse disponibili pergestire tale esperienza. Ed infine, il coping, in qualità di processo, andrebbe definito come ´indipendente dal risultato´; vale a dire, indipendente dall’esito positivo o negativo. Sono due le impostazioni adottate per studiare il coping: una cerca di classificare i diversi tipi di strategie di coping e dà luogo adun’ampia tassonomia, l’altra considera il coping come un processo per la soluzione dei problemi.

La maggior parte delle attuali teorie sullo stress tengono conto delle differenze individuali nell’esperienza dello stress, dei modi in cui viene fronteggiato e con quali risultati. Le variabili relative alle differenze individuali sono state esaminate come: (1) componenti del processo di valutazione, oppure (2) moderatori del rapporto tra stress e salute.

Pertanto, i ricercatori si sono chiesti, ad esempio, in che misura particolari lavoratori siano esposti ad una esperienza di stress,e in quale misura l’´audacia´ mitighi il rapporto tra le caratteristiche del lavoro e la salute del lavoratore. Distinzione tra le differenze individuali, come componenti del processo di valutazione, e i moderatori delrapporto stressrisultato può essere facilmente compresa in termini di modellitransazionali di stress. L’esperienza di stress dipende in parte dalla capacità dei singoli di far fronte alle richieste provenienti dal lavoro e dal modo in cui tali richieste vengono soddisfatte, ma si collega anche a questioni di controllo e di appoggio. Sono necessarie ulteriori informazioni sulla natura, la struttura e l’efficacia delle capacità dei singoli di soddisfare a talirichieste e di far fronte ad eventuali formedi stress da esse derivanti.

La necessità di ulteriori informazioni sul coping è ampiamente riconosciuta , mentre un’attenzione minore è stata dedicata alla necessità di comprendere meglio il concetto di competenza o di capacità di lavoro, sebbene questo aspetto sia emerso nelle ricerche condotte sull’invecchiamento
INFOTEL ha detto…
ricerche sullo stress

Esistono molte rassegne delle ricerche condotte sui rischi psicosociali e sullo stress e moltissimi studi che trattano degli stressori praticamente in ogni ambiente di lavoro ed occupazione.

Tuttavia, la ricerca sulla natura e sugli effetti di un pericolo non coincide con la valutazione dei rischi associati. Infatti gran parte degli studi pubblicati fornisce una quantità di dati esigua che potrebbe essere utilizzata per una valutazione dei rischi.

Molte “ ricerche sullo stress ” tendono ad individuare solo i rischi o solo le conseguenze, mentre una valutazione dei rischi ha l’obiettivo di stabilire un’associazione trai pericoli e le conseguenze per la salute e di valutare il rischio per la salute a seguito dell’esposizione ad un pericolo.

Un corollario praticamente inevitabile della scarsità di adeguate valutazioni di rischio è che gran parte degli interventi per la “gestione dello stress” si pone come obiettivo l’individuo piuttosto che l’organizzazione (il primo, di norma, viene considerato come più economico e meno complicato), spesso si tratta di progetti pronti, e sono totalmente scissi dal processo di diagnosi dei problemi – sempre che venga realizzato.

E’ quindi necessaria un’impostazione diversa al fine di realizzare una valutazione dei rischi che possa poi informare la progettazione degli interventi in altre parole, una strategia che realmente formuli la domanda prima di dare la risposta.

Una strategia di questo tipo è stata già proposta per la gestione dei rischi fisici sia a livello nazionale che comunitario: il ciclo di controllo, che è stato definito come “il processo sistematico mediante il quale si identificano i pericoli, si analizzano e si gestiscono i rischi e si proteggono i lavoratori”. Come impostazione globale e sistematica per la valutazione dei rischi nell’ambiente di lavoro, il ciclo di controllo è conforme alle prescrizioni di legge attualmente in vigore.
Tuttavia, si deve ancora verificare se questo rappresenti una strategia scientificamente valida ed affidabile per valutare i rischi di natura psicosociale. La Relazione analizza i vantaggi e gli svantaggi dell’applicazione del ciclo di controllo (presa in prestito dal campo del controllo dei rischi fisici) alla valutazione ed alla gestione dello stress sul lavoro.


Nella Relazione si giunge alla conclusione che si tratta di un modello molto utile per analogia e rappresenta una strategia utile per la valutazione dei rischi psicosociali sul lavoro.

Ad ogni modo, vi sono una serie di questioni da tenere presenti:
a. rendere operative le definizioni di rischio,
b. individuare adeguati indici di danno che possano essere controllati in modo affidabile,
c. prove esaurienti di un rapporto causale, dei. problemi di misurazione dell’ambiente di lavoro.

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