Una cabina di regia per la sicurezza dei piccoli cantieri
Macroaree e coordinamento degli interventi: questa è la ricetta proposta da Carlo Nicolini, presidente del Comitato Paritetico Territoriale di Roma e Provincia
Riorganizzare il sistema dei controlli. In un recente seminario Lei ha detto che i piccoli cantieri restano tagliati fuori. Come pensate di intervenire?
Un'attività di controllo coordinata e programmata tra Cpt, Asl e Dpl del Ministero del Lavoro e la suddivisione del territorio di Roma in sei, massimo otto, macro aree permetterebbe di "battere" le zone per avviare un controllo efficace anche nei piccoli cantieri, dove riscontriamo il maggior numero di infortuni, più o meno gravi. Si tratta, spesso, di cantieri che sono fuori dal circuito della legalità e che non adottano le buone prassi, che noi andiamo ad insegnare nei cantieri.
Un'attività di controllo coordinata e programmata tra Cpt, Asl e Dpl del Ministero del Lavoro e la suddivisione del territorio di Roma in sei, massimo otto, macro aree permetterebbe di "battere" le zone per avviare un controllo efficace anche nei piccoli cantieri, dove riscontriamo il maggior numero di infortuni, più o meno gravi. Si tratta, spesso, di cantieri che sono fuori dal circuito della legalità e che non adottano le buone prassi, che noi andiamo ad insegnare nei cantieri.
Avete già individuato le aree?
Sì, sono quelle dove operano le Asl: è indispensabile creare una cabina di regia per evitare che i pochi ispettori, non coordinati, si vadano a sovrapporre in cantieri che di solito,ad eccezione di qualche sporadico episodio, sono in regola. Laddove questa cabina di regia si rendesse conto di essere di fronte ad un'impresa virtuosa, i controlli successivi potrebbero essere affidati anche ad uno solo di questi Enti, consentendo così agli altri di concentrarsi su cantieri e imprese ritenuti a maggior rischio.
Nei piccoli cantieri c'è molto lavoro nero?
Sì, purtroppo. Quando si parla di edilizia, però, bisogna tener presente che si è venuto a creare un doppio binario. Noi dobbiamo cercare di intercettare e tagliare l'alimentazione di quello che si nutre col lavoro nero perché dove questo è presente certamente non c'è sicurezza. Se il cantiere è gestito da un'impresa "corretta", cioè appartenente al circuito delle aziende iscritte alla cassa edile, con gli operai in regola, che svolgono formazione d'ingresso e continua, non troveremo lavoro nero.
A proposito di formazione e sicurezza sul lavoro, qual è la vostra strategia?
Il Ctp già investe in sicurezza oltre 4 mln di euro l'anno, e stiamo valutando altri progetti. Con l'INAIL del Lazio abbiamo di recente finanziato il progetto "Nonsolonorma". La Regione Lazio, da sei anni, dedica un capitolo di bilancio alla sicurezza, che ci permette di attivare gratuitamente tutti i servizi di formazione e informazione. Si è trattato solo quest'anno di 40mila ore di formazione, sia in aula che nei cantieri. Inoltre, il servizio di sorveglianza sanitaria svolge più di 9000 visite l'anno. Vorremmo riuscire a far dialogare i medici competenti con i medici di base, per attivare un efficace programma di prevenzione. Ancora, da incontri su temi specifici che organizziamo per far dialogare gli ispettori delle Asl con gli addetti ai lavori - operai, tecnici, titolari d'impresa e così via -, è nata la collana "i quaderni della sicurezza" che distribuiamo nei cantieri, insieme alle nostre guide. Puntiamo a realizzare una banca dati che metta a disposizione l'intera storia formativa e sanitaria dei lavoratori. Speriamo, nel corso del prossimo anno, di riuscire a realizzarla.
(rogi/roma)
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