COORDINAMENTO SULLA SICUREZZA SUL LAVORO
CGIL Abruzzo, ha scritto all’assessore regionale De Fanis: “La drammatica recrudescenza di morti in infortuni sul lavoro incorsi nella nostra regione negli ultimi giorni, pone con forza l’esigenza di dare avvio ad una nuova stagione di impegno straordinario nell’attivare tutte le misure necessarie per arrestare questo disumano stillicidi di vite e di danni alla salute dei lavoratori. Il primo passo che riteniamo urgente è la convocazione immediata, da parte sua, del COMITATO REGIONALE DI COORDINAMENTO SULLA SICUREZZA SUL LAVORO, previsto dall’art. 7 del Dlgs n.81/2008.
In quella sede, partecipata da tutti i soggetti interessati, istituzionali e sociali, si procederà a valutare lo stato dell’arte e valutare le sinergie e le misure urgenti da mettere in campo per rispondere a questa emergenza ed invertire radicalmente la gerarchia delle priorità nell’ambito dello svolgimento del lavoro, ricollocando in cima il valore della vita e della salute dei lavoratori. Uno dei temi centrali è ovviamente quello degli organici relativi agli operatori del servizio di prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro delle ASL”.
inabruzzo.com
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Oltre alla violazione della normativa sulla sicurezza negli ambienti di lavoro, che ha portato alla denuncia di un albanese di 25 anni titolare dell'azienda, i carabinieri hanno rilevato anche alcune irregolarita' amministrative. (ANSA).
Sacconi evidenzia che bisogna "rimodulare" le "voci del prelievo fiscale" e "il sistema complessivo di protezione e sicurezza sociale", sottolineando che che si tratta di "una riforma tanto difficile quanto necessaria".
La legislazione sul lavoro è stata "troppo a lungo condizionata dalle ideologie ispirate al conflitto tra classi", afferma poi il ministro del Lavoro, secondo cui a "dieci anni dal libro bianco di Marco Biagi" si può confidare che "l'Italia sia più matura" e pronta a guardare avanti.
«Le parti sociali», ha affermato Sacconi, «possono essere utilmente coinvolte nei processi di implementazione quale stimolo alla soluzione delle complessità burocratiche o al superamento delle resistenze corporative o locali, ancor più quando intrecciate con la conservazione ideologica come nel caso della Tav», cioè la linea ferroviaria ad alta velocità fra Torino e Lione ancora osteggiata da frange di oppositori.
«A dieci anni dal libro bianco di Marco Biagi», ha concluso il ministro, «dobbiamo confidare che la società italiana sia più matura in quanto capace di riconoscere gli inconsistenti spettri ideologici e che le grandi organizzazioni dei lavoratori abbiano sufficiente fiducia in se stesse. La stessa fiducia che in esse ha riposto il legislatore».
Il congresso è sicuramente un evento mondiale di grande portata, già un anno fa circa ne avevamo parlato in occasione di un bando di concorso per registi e produttori multimediali (XIX Congresso mondiale sulla sicurezza e la salute sul lavoro, bando per il festival) i cui film verranno proiettati parallelamente ai lavori del congresso nell’ambito del “Festival Internazionale del film e del multimedia“. Con questo articolo vogliamo presentare il congresso vero e proprio, un evento sulla sicurezza sul lavoro che si svolge in un periodo di crisi dove la sicurezza deve restare un punto fermo per lavoratori e datori di lavoro.
Nel corso del primo controllo i Carabinieri della Stazione di Paupisi e gli ispettori della Direzione Provinciale del Lavoro di Benevento hanno proceduto alla denuncia in stato di libertà di un 60enne, titolare di un’impresa impegnata, in Paupisi, in alcuni lavori per la realizzazione di un’abitazione privata, per non aver posto protezioni, tipo parapetto e tavole fermapiede, in prossimità dei vuoti aventi una profondità superiore a 0,50 metri, per non aver posto idonee protezioni lungo la rampa e i pianerottoli della scala fissa e perché la passerella di accesso al cantiere non aveva la larghezza idonea al passaggio dei lavoratori e del materiale da trasportare.
Nel secondo controllo invece i Carabinieri della Stazione di Sant’Agata dei Goti e del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Benevento hanno deferito in stato di libertà un 63enne, titolare della ditta che stava eseguendo, in Durazzano, i lavori relativi alla ristrutturazione di un fabbricato per civile abitazione, per non aver posto idonee protezioni lungo la rampa e i pianerottoli della scala fissa e perchè la scala in ferro in uso al cantiere non era provvista di dispositivi antiscivolo.
Venivano altresì elevate sanzioni amministrative per la somma complessiva di euro 4.100,00 circa.
L’attività di contrasto al fenomeno della violazione delle norme poste a tutela dei lavoratori continuerà nei prossimi giorni e riguarderà tutto il territorio della Provincia.
Con sentenza n. 31571 dell’8-8-2011, la Corte di Cassazione ha, infatti, precisato che non è sufficiente predisporre un ambiente di lavoro adeguato ed immune da rischi: il datore di lavoro ha altresì l’obbligo di vigilare anche sui macchinari usati dai propri dipendenti, quali mezzi adoperati per eseguire la prestazione dovuta.
E, in caso di infortunio, il datore di lavoro ne risponde sempre in prima persona, anche nelle ipotesi di macchinario difettoso e a prescindere da una eventuale e concorrente responsabilità del produttore. Egli, infatti, in qualità di responsabile della sicurezza dell’ambiente di lavoro, è tenuto ad accertare la corrispondenza ai requisiti di legge dei macchinari utilizzati e risponde dell’infortunio occorso a un dipendente a causa della mancanza di tali requisiti, senza che la presenza sul macchinario della marcatura di conformità CE o l’affidamento riposto nella notorietà e nella competenza tecnica del costruttore valgano ad esonerarlo dalla sua responsabilità.
Secondo la Suprema Corte, dunque, sussiste tendenzialmente un nesso di causalità fra il comportamento omissivo del datore di lavoro e l’evento infortunio e/o morte
La crescita degli incidenti sul lavoro è ancora più marcata secondo i dati l'Osservatorio indipendente di Bologna creato nel 2008 in ricordo dei sette lavoratori morti nel rogo della Thyssenkrupp a Torino, che dal gennaio all'8 settembre di quest'anno ha contato 442 morti, contro i 380 dello stesso periodo dell'anno scorso, pari a unn aumento è del 14,1%.
A morire sono soprattutto quarantenni e cinquantenni. Come se l’esperienza non fosse più sufficiente a evitare il pericolo. Martedì, mercoledì giovedì i giorni neri della settimana, quelli in cui si muore di più e quelli in cui si rileva circa il 52 per cento degli incidenti mortali. La Lombardia, sempre secondo i dati dell'Osservatorio di Vega Engineering, continua a tenere la testa delle stragi sul lavoro con 46 vittime, seguita dal Veneto (32), Emilia Romagna (30), Sicilia (28), Toscana e Piemonte (27), Campania (23), Puglia (20) e Lazio (19). Solo nella provincia di Milano nei primi otto mesi del 2011 le vittime del lavoro sono state 11; a Roma sette.
Gli incidenti mortali in agricoltura continuano ad essere quelli più frequenti, il 39,4 per cento del totale, seguiti da quelli in edilizia (22,1 per cento). Ma altrettanto significativa e preoccupante sta diventando anche la situazione delle morti bianche nel commercio e nelle attività artigianali.
La caduta dall’alto rimane la prima causa di morte con il 24,4 per cento dei decessi sul lavoro. Seconda è il ribaltamento di un veicolo o di un mezzo in movimento (23,9 per cento dei casi), terza causa è lo schiacciamento dovuto alla caduta di oggetti pesanti sulle vittime (19,3 per cento). Le donne decedute sono 7 in otto mesi, gli stranieri che hanno perso la vita sul lavoro in Italia sono 42, ovvero il 12,1 per cento delle morti bianche in Italia.
«I dati confermano che nonostante la crisi e la riduzione degli addetti e delle ore lavorate, gli infortuni mortali non solo non diminuiscono, ma al contrario aumentano - osserva Walter Schiavella, segretario generale Fillea, il sindacato degli edili della Cgil -. Solo nel nostro settore, tra il 26 luglio ed il 31 agosto, da quanto ci risulta dalle cronache locali delle agenzie stampa, sono stati 12 i casi mortali, contro i 10 registrati nello stesso periodo dell'anno precedente. Due in più che significano però il 20% di incremento!».
«Si devono fare straordinari, magari pagati a nero, e si deve finire il lavoro al più presto - continua Schiavella - perché se una impresa ha vinto una gara con un ribasso del 50%, riesce a guadagnare solo se riduce i costi. In edilizia il modo più semplice per farlo è non rispettare il contratto di lavoro, non investire per la sicurezza, prendere le persone a nero o a partita iva o a part time e farle lavorare dieci ore. E’ così che si muore, in edilizia. Lo diciamo da tempo - conclude il sindacalista - ma nei palazzi dove si prendono decisioni nessuno ci ascolta».