CRITERI DI INDIRIZZO PER LA GESTIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO IN UNA LAVANDERIA INDUSTRIALE

Il settore delle lavanderie industriali per vastità e diversificazione delle attività lavorative può essere considerato un sistema complesso da non sottovalutare in un approccio di gestione dei rischi.

Di recente, questa attività lavorativa sta riscuotendo grande interesse da parte delle strutture che usufruiscono dei prodotti e servizi correlati ed in particolare anche dalle stesse Strutture Sanitarie che sono quelle che , tra l’altro, ritengono di particolare importanza porre specifica attenzione alla gestione del rischio biologico.

I tessuti soggetti al trattamento, infatti, vengono ogni giorno a contatto con milioni di persone. Al riguardo è utile osservare che, mentre fino a qualche tempo fa l’orientamento predominante in questo settore era quello di restituire prodotti che rispondessero a requisiti igienici tali da soddisfare la sensazione del pulito riscontrabile attraverso i sensi, oggi si richiede che il servizio assicuri al cliente la consegna di un prodotto che non costituisca fattore di rischio biologico.

L’attività che ruota attorno al lavoro svolto presso le lavanderie industriali, le problematiche ad esso connesse, i limiti degli impianti e delle tecnologie impiegate, che fino ad oggi non hanno beneficiato di sufficiente attenzione, meritano, invece, di essere sottoposti ad una più accurata analisi, soprattutto considerando che questo tipo di servizi sta attraversando una fase di espansione di notevole interesse.

Per questi motivi, è necessario definire accurate prescrizioni tecniche e regole di comportamento, nel rispetto delle vigenti norme di legge, che possano garantire il raggiungimento di un sufficiente livello delle pratiche igieniche adottate, finalizzate al raggiungimento dell’obiettivo di abbattere la contaminazione dei capi ed evitare la successiva ricontaminazione degli stessi e, nello stesso tempo, proteggere il lavoratore.
A tal fine è auspicabile che si possa giungere ad una legislazione igienico sanitaria specifica per questo settore.

Per quanto riguarda il bacino di utenza del servizio offerto dalle lavanderie industriali, esso è vastissimo e comprende, accanto ad un’utenza composta da operatori del settore e committenti, anche una grande quantità di soggetti che ne usufruiscono inconsapevolmente e, per questa ragione, maggiormente esposti ai rischi connessi ad un’eventuale scarsa sensibilità per le problematiche derivanti da un’insufficiente attenzione al rischio biologico.
A titolo esemplificativo, si richiama l’attenzione, oltre che sugli indumenti che, comunque, devono essere indossati venendo, così, a contatto con la nostra pelle, anche sui tovagliati dei locali pubblici, sugli effetti, lenzuola, asciugamani, tendaggi utilizzati negli alberghi e sul materiale impiegato in ambito ospedaliero.

Questo settore industriale, che si colloca al quinto posto per numero di occupati offre ogni giorno, a due milioni di persone, i propri prodotti e servizi: noleggio e lavaggio di biancheria piana (lenzuola, tovaglie, tovaglioli ....), abiti da lavoro e sterilizzazione di strumentario, tessuti tecnici riutilizzabili ed abiti chirurgici in uso all’interno delle sale operatorie.

Queste lavanderie operano, principalmente, nei settori ospedaliero e sanitario, industriale (alimentare, farmaceutico, petrolchimico, ecc), alberghiero e della ristorazione, mostrando, inoltre, un non secondario interesse verso il servizio offerto alle lavanderie non industriali. Tutti questi sono mercati che presentano caratteristiche profondamente diverse, ma che, tuttavia, convergono verso un’esigenza comune, che è quella di privilegiare la qualità del servizio e la sicurezza igienica.

La tipologia del servizio ha una forte vocazione industriale, con un fatturato annuo di 1,3 miliardi di euro. I due mercati all’interno dei quali le lavanderie industriali registrano un maggior tasso di espansione sono il settore sanitario assistenziale (630 milioni di euro) e il settore turistico alberghiero (5001 milioni di euro). I servizi di lavaggio degli abiti da lavoro, con un fatturato di circa 150 milioni di euro, rappresentano invece il mercato con le più consistenti potenzialità di crescita.

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