Infortunio mortale, il giudice condanna un imprenditore al massimo della pena

Sentenza del tribunale di Imola: 5 anni al datore di lavoro accusato di omicidio colposo aggravato per l'incidente che costò la vita a un artigiano. Alla moglie e ai figli della vittima un milione di euro di risarcimento, 260mila euro ai genitori e fratelli

Una pena esemplare. Cosi, in sostanza scrive il giudice di Imola Sandro Pecorella nella motivazioni per la sentenza di condanna, a cinque anni, inflitta a un imprenditore, accusato di omicidio colposo aggravato per la morte in un incidente sul lavoro di Agostino Graziano, 29 anni, artigiano di Budrio che lavorava in subappalto. "Ritiene il giudice che necessitata sia l'applicazione del massimo di pena edittale prevista", recita la sentenza, "non essendo altrimenti comprensibile in quale caso si debba applicare questa previsione della legge".

L'incidente avvenne il 2 luglio 2005 a Medicina, nel Bolognese. L'artigiano cadde dal tetto di un capannone. La sentenza ha previsto anche un milione e 100mila euro di risarcimento provvisionale per la moglie e i due figli della vittima, e 260mila euro per i genitori e i tre fratelli. "L'imprenditore si è adoperato per evitare l'applicazione di misure cautelari che sapeva doverose", ha osservato il giudice, "in modo tale che il grado di colpa che si è rivelato è veramente del massimo grado possibile. Grave, inoltre, è il danno arrecato alla moglie e ai figli minori del signor Graziano, che non potranno contare sulla presenza del marito e del padre nella loro vita". "Molto negativo è pure il giudizio sulla capacità a delinquere che si desume dal comportamento processuale di assoluta negazione della responsabilità" avuto dal datore di lavoro, "e di addossamento a carico di quello che di fatto è un suo operaio se non a carico della stessa vittima".

fonte inail

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