Sommerso: nel 2006 stimati circa 175mila infortuni "invisibili"
Un fenomeno difficile da quantificare e legato a quel 12% di lavoratori italiani che opera in nero. Nel 2004 gli incidenti erano 200mila, ma resta da verificare quanto la crisi economica in corso stia modificando questo trend in miglioramento
Lavoro sommerso: un fenomeno sfuggente e difficile da quantificare, che in Italia riguarda circa il 12% dei lavoratori. Ma lavoro sommerso vuol dire anche infortuni invisibili, ovvero incidenti avvenuti nell'ambito dell'attività lavorativa che non verranno mai denunciati e di cui nessuno conoscerà mai l'esistenza. Di questo problema, che affigge da sempre il nostro Paese, abbiamo parlato con Franco D'Amico, coordinatore generale della Consulenza statistico attuariale dell'Inail.
Qual è la situazione del lavoro sommerso oggi in Italia?
"È noto come il lavoro sommerso sia un fenomeno complesso di cui non è possibile misurare l'entità effettiva, in quanto non direttamente osservabile. Pertanto per valutare il peso del sommerso nella società non si può che ricorrere a stime. Lo scorso giugno l'Istat ha diffuso le ultime stime disponibili su occupazione ed economia sommersa relative, in questo caso, all'anno 2006. Secondo l'Istituto centrale di statistica, dunque, il valore del Prodotto interno lordo sommerso oscillerebbe tra un minimo di 230 e un massimo di 250 miliardi di euro, corrispondenti a una percentuale variabile tra il 15,3% e il 17% del Pil nazionale. E di questi 250 miliardi circa 200 sarebbero riferibili al ramo dei servizi, 42 all'industria e 8 all'agricoltura".
Questo in termini di produzione, ma quanti sarebbero invece i lavoratori irregolari?
"Le stime elaborate dall'Istat per il 2006 rilevano 2 milioni e 970mila lavoratori non regolari, pari al 12% della forza lavoro nazionale. Nel 2000, il primo anno in cui l'Istituto centrale di statistica ha fatto queste rilevazioni, il tasso di irregolarità si attestava al 13,3%. Va detto, inoltre, che dei quasi 3 milioni di lavoratori irregolari 2 milioni e 300mila sono dipendenti e 700mila indipendenti. In termini settoriali, invece, i tassi di irregolarità maggiori si riscontrano in agricoltura (22,7%), nel settore commercio, alberghi e pubblici esercizi (19%) e infine nelle costruzioni, che con un tasso pari all'11% si attestano addirittura al di sotto della media nazionale. Sempre secondo le stime dell'Istat, infine, i lavoratori stranieri irregolari sarebbero 352mila, pari al 12% del totale".
E per quanto riguarda invece gli infortuni sommersi?
"Anche in questo caso si tratta di stime fatte a tavolino. Infatti, applicando al numero di lavoratori irregolari stimati dall'Istat i tassi di frequenza articolati secondo i settori di appartenenza, abbiamo calcolato 175mila infortuni avvenuti nell'ambito del lavoro irregolare nel corso del 2006, meno dei 200mila risultanti dalle stime effettuate per l'anno 2004. La riduzione degli infortuni sommersi dipenderebbe dall'effetto combinato del decremento dei lavoratori stimati a suo tempo dall'Istat e dal miglioramento dei tassi di frequenza registrati dall'Inail. Naturalmente questa è la situazione fotografata dall'Istat al 2006, e da allora molte cose sono cambiate. La congiuntura economica è profondamente cambiata e, a seguito della crisi, potrebbe essersi verificato un deterioramento della situazione. Ma per avere le stime sul lavoro sommerso riferito a questi ultimi anni dovremo attendere la nuova fotografia dell'Istat. Tornando, comunque, ai 175mila infortuni riferiti al 2006, che secondo noi sono prevalentemente di lieve e media gravità, stimiamo che 150mila colpiscono i lavoratori italiani e 25mila i lavoratori stranieri. Gli immigrati si infortunano del 20-25% in più rispetto ai colleghi italiani, sia perché sono occupati in settori più a rischio sia perché vi è maggiore propensione al lavoro nero, e non certamente per volontà del lavoratore".
"Dal punto di vista geografico le stime parlano di circa 50mila infortuni nel Mezzogiorno (30%), 45mila nel Nord Ovest e nel Nord Est (entrambe 25%) e 35mila al Centro (20%). In termini di regioni, invece, sempre secondo le stime della Consulenza statistica dell'Inail, in testa vi è la Lombardia con oltre 26mila infortuni, seconde l'Emilia Romagna e il Veneto con circa 18mila infortuni ciascuna e poi Lazio e Campania con oltre 10mila. Quanto ai diversi rami di attività, infine, stimiamo 150mila incidenti nell'industria e servizi (85% del totale) e 25mila (15%) in agricoltura. In particolare, i settori dell'industria e servizi con maggiore frequenza infortunistica sono commercio, alberghi e pubblici esercizi (18mila) e costruzioni (12mila)".
(ap)
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